Caro diario,
dopo aver visto le stelle anche in
maniera figurata (non è facile portare Dante sulle spalle), giungemmo sulla
spiaggia, finalmente un po’ di relax dopo quel caldo infernale.
Non appena dante finì l’invocazione,
ecco che apparve vicino a noi il
venerabile e vecchio Catone Uticense, personificazione delle quattro virtù
cardinali; se ce ne fosse una quinta sarebbe la durezza, perché è con quest’ultima
che si rivolse a noi; una volta spiegate le ragioni per cui siamo qui ci lasciò
passare.
Vedemmo una luce scendere al livello del
mare, era il primo angelo, l’angelo nocchiero che trasporta le anime all’antipurgatorio.
Appena arrivati all’altra sponda trovammo una mArmaglia di anime, tutte ci chiesero
indicazioni e per la prima volta dall’inizio del viaggio non ho potuto rispondere.
Quando poi si sono accorte che dante non è un’anima ma ha ancora il corpo non ti dico…tutte
accalcate addosso a noi, un fastidio che non ti sto a raccontare. Ad un tratto
sembrò che dante avesse riconosciuto un’anima, ma la riconobbe del tutto solo quando
parlò, era casella, il suo musico; il poeta che accompagno in questo viaggio
cercò di abbracciarlo per 3 volte senza però avere successo, a quel punto
casella si mise a cantare e con lui tutte le anime, ma poco dopo arrivò
nuovamente Catone e ci redarguì tutti…
La ramanzina di catone ferì molto la mia
anima, anche perché ferire il mio corpo sarebbe un po’ complicato. Dopo l’arrivo
dell’Uticense tutte le anime si dileguarono e riuscimmo a procedere.
Sono ancora profondamente scosso dal
rimprovero di catone, è come quando un padre rimprovera il figlio perché ha
fatto male il compito che gli era stato
assegnato. Siamo da poco arrivati ai
piedi della grande montagna e dante si è
accorto che non possiedo ombra, gli ho spiegato il perché, e nonostante lui
volesse saperne di più non ho potuto
continuare a parlargli di questa cosa, è un impiccione non indifferente…
Abbiamo incontrato gli scomunicati, abbiamo
chiesto loro indicazioni e ci hanno detto di seguirli; c’è un piccolo problema…vanno
lentissimi, ho visto le anime di tre lumache che ci superavano…
Dante ha parlato con Manfredi di Svevia il quale gli ha chiesto di parlare della sua situazione alla figlia Costanza e di
farla pregare per lui visto che coloro i quali fanno parte di questa schiera sono destinati a stare nell'antipurgatorio
trenta volte il tempo della scomunica; questi anni possono diminuire solo
grazie alle preghiere dei vivi.
Non mi sento molto a mio agio qui in
purgatorio, non ho la sicurezza che avevo all’inferno, sento di non conoscere
bene né il posto né le sue dinamiche, spero che la situazione migliorerà
presto.
A presto.
Virgilio
-Giovanni
Bravo Giovanni! Il testo si legge con piacere ed è fedele a quello dantesco. Ho apprezzato anche l'ironia di Virgilio e la scelta del carattere tipografico. A. G.
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