mercoledì 7 febbraio 2018

Diario di Virgilio

Caro diario,
dopo aver visto le stelle anche in maniera figurata (non è facile portare Dante sulle spalle), giungemmo sulla spiaggia, finalmente un po’ di relax dopo quel caldo infernale.
Non appena dante finì l’invocazione, ecco che apparve vicino a  noi il venerabile e vecchio Catone Uticense, personificazione delle quattro virtù cardinali; se ce ne fosse una quinta sarebbe la durezza, perché è con quest’ultima che si rivolse a noi; una volta spiegate le ragioni per cui siamo qui ci lasciò passare.
Vedemmo una luce scendere al livello del mare, era il primo angelo, l’angelo nocchiero che trasporta le anime all’antipurgatorio. Appena arrivati all’altra sponda trovammo una  mArmaglia di anime, tutte ci chiesero indicazioni e per la prima volta dall’inizio del viaggio non ho potuto rispondere. Quando poi si sono accorte che dante non è un’anima  ma ha ancora il corpo non ti dico…tutte accalcate addosso a noi, un fastidio che non ti sto a raccontare. Ad un tratto sembrò che dante avesse riconosciuto un’anima, ma la riconobbe del tutto solo quando parlò, era casella, il suo musico; il poeta che accompagno in questo viaggio cercò di abbracciarlo per 3 volte senza però avere successo, a quel punto casella si mise a cantare e con lui tutte le anime, ma poco dopo arrivò nuovamente Catone e ci redarguì tutti…
La ramanzina di catone ferì molto la mia anima, anche perché ferire il mio corpo sarebbe un po’ complicato. Dopo l’arrivo dell’Uticense tutte le anime si dileguarono e riuscimmo a procedere.
Sono ancora profondamente scosso dal rimprovero di catone, è come quando un padre rimprovera il figlio perché ha fatto male il  compito che gli era stato assegnato.  Siamo da poco arrivati ai piedi della grande montagna  e dante si è accorto che non possiedo ombra, gli ho spiegato il perché, e nonostante lui volesse  saperne di più non ho potuto continuare a parlargli di questa cosa, è un impiccione non indifferente…
Abbiamo incontrato gli scomunicati, abbiamo chiesto loro indicazioni e ci hanno detto di seguirli; c’è un piccolo problema…vanno lentissimi, ho visto le anime di tre lumache che ci superavano…
Dante ha parlato con Manfredi di Svevia il quale gli ha chiesto di parlare della sua situazione alla figlia Costanza e di farla pregare per lui visto che coloro i quali fanno parte di questa schiera sono destinati a stare nell'antipurgatorio trenta volte il tempo della scomunica; questi anni possono diminuire solo grazie alle preghiere dei vivi.
Non mi sento molto a mio agio qui in purgatorio, non ho la sicurezza che avevo all’inferno, sento di non conoscere bene né il posto né le sue dinamiche, spero che la situazione migliorerà presto.
A presto.


                                                                                                                     Virgilio

-Giovanni

1 commento:

  1. Bravo Giovanni! Il testo si legge con piacere ed è fedele a quello dantesco. Ho apprezzato anche l'ironia di Virgilio e la scelta del carattere tipografico. A. G.

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